giovedì 26 febbraio 2015

HAI VOGLIA DI GIOIA???MI HAI TROVATO!!!

Oggi come vi sentite??avete voglia di GIOIA??? SIIIIII               

LA GIOIA E’AMORE,LA CONSEGUENZA LOGICA
DI UN CUORE ARDENTE D’AMORE.
LA GIOIA E’UNA NECESSITA’
E UNA FORZA FISICA.
LA NOSTRA LAMPADA ARDERA’
DEI SACRIFICI FATTI CON AMORE
SE SIAMO PIENI DI GIOIA.
LA GIOIA AUTENTICA, INVECE,NASCE DALLA SANA
CONSAPEVOLEZZA DI AVER FATTO TUTTO CIO’ CHE
ERA NELLE NOSTRE FACOLTA’.

Ho tratto queste frasi di Madre Teresa per dare un senso alla
meditazione di oggi…dopo aver seminato nell’orto del nostro
cuore i semi della semplicità,  messo le radici dell’ordine e aver
imparato a coltivare la gratitudine vivendo nell’armonia che ci
da il coraggio di creare una vita autentica per noi stessi e per i nostri cari.
Seguendo questo cammino con pazienza e perseveranza il nostro cuore non vivrà solo della felicità, che spesso come il vento va
e viene, ma avrà una fonte di GIOIA che si rinnova sempre e non
inaridisce.
Così facendo riusciremo a trovare il nostro posto nel mondo e anche a cogliere la vita delle cose nel momento di questa nostra trasformazione.
Siamo pronti a seguire questo sentiero che Vi ho indicato?
Se si…abbandoniamo la lotta per imparare le lezioni della vita e..impariamo a vivere nel presente…è una tappa importante nel cammino  della GIOIA che richiede una profonda trasformazione interiore della nostra realtà.
Imparare a vivere nel presente è una tappa del sentiero della gioia.
Se ci pensiamo siamo talmente bravi nel divenire autori delle nostre …chiamiamole difficoltà soggettive…così combattiamo giorno dopo giorno, colpiti e feriti dalle varie circostanze..senza renderci conto che…possiamo scegliere..si possiamo scegliere..e
quello che è meglio per noi.
Ma ci pensate..che cosa potrebbe succedere se lasciassimo perdere le nostre avversità e lasciassimo libero sfogo al fluire della vita e ci affidassimo di più allo Spirito?
Che cosa potrebbe succedere se cominciassimo ad aspettare il meglio da ogni situazione??
Non sarebbe bello avere un lieto fine ai capitoli della nostra vita?
E’possibile…..lasciamoci guidare dalla fede.
E avere fede vuol dire saper amare ma soprattutto saperci amare
avere la massima fiducia in noi stessi, non appartenere a nessuno,
non essere “attaccati”alle cose…l’amore non pone condizioni e ci
porta a essere liberi come il vento.
La gioia non si trova all’esterno, liberatevi da questa idea distorta,
altrimenti non la troverete mai.
Per assaporare, per conoscere, per gustare  la gioia…dobbiamo aver conosciuto il suo sinonimo contrario e cioè..il dolore.
E a questo proposito mi piace farvi ricordare gioia e dolore che ho estratto dal libro di Gibran..Il Profeta quando dice a questo proposito…..
QUANDO SIETE FELICI, GUARDATE NEL FONDO DEL   VOSTRO CUORE E SCOPRIRETE CHE E’ PROPRIO CIO’
CHE VI HA DATO TANTO DOLORE A DARVI TANTA
GIOIA.
E QUANDO SIETE TRISTI, GUARDATE ANCORA NEL VOSTRO CUORE E SAPRETE DI PIANGERE PER CIO’
CHE IERI E’STATO IL VOSTRO GODIMENTO.
ALCUNI DI VOI DICONO: LA GIOIA E’PIU’GRANDE DEL
DOLORE…E ALTRI DICONO…NO E’PIU’GRANDE IL
DOLORE.  MA IO VI DICO CHE SONO INSEPARABILI.
Abbiamo iniziato questa meditazione che porta nei nostri cuori  la GIOIA con dei pensieri che solo DIO può aver ispirato  per portarvi ora in un’altra dimensione…ma che porta sempre allo stesso risultato….ascoltate….
UN UOVO D’AQUILA, MESSO NEL NIDO DI UNA CHIOCCIA SI SCHIUSE E L’AQUILA, CRESCIUTA IN MEZZO AI PULCINI, PER TUTTA LA VITA FECE QUEL CHE FACEVANO I POLLI NEL CORTILE.
UN GIORNO VIDE SOPRA DI LEI UN MAGNIFICO UCCELLO..”CHI E’QUELLO” CHIESE AL VICINO.
“E’L’AQUILA, LA REGINA DEGLI UCCELLI, MA NON CI PENSARE. TU ED IO SIAMO DIVERSI DA LEI”
“IO NON SONO CHE UN POLLO”….POI RIALZO’GLI OCCHI E, A POCO A POCO DISPIEGO’ LE SUE MAGNIFICHE ALI. NON EBBE PIU’PAURA E IL CIELO L’ACCOLSE.

Dopo aver preso coscienza delle nostre potenzialità e del nostro valore, giunge il  momento di SPICCARE IL VOLO ED INIZIARE UNA VITA NUOVA, di trasformare in GIOIA e
serenità tutta la nostra esistenza….e questo non dipende dagli avvenimenti ma….dal modo con cui li percepiamo e li sappiamo affrontare….la chiave è nascosta dentro di noi…impariamo ad usarla!!!




p.s. ..meditazione del 21.4.2012





domenica 15 febbraio 2015

Perdono e riconciliazione, Matteo18,21-35



"Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse:"Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?Fino a sette volte?" e Gesù gli rispose:"Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo:"Abbi pazienza .con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli.  condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava dicendo:"Restituisci quello che devi". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo:"Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse:"Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perchè tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?" Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con  voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello".
PAROLE CHIAVE - PERDONO
In tanta armoniosa composizione, che abbiamo potuto apprezzare per la sua efficacia, l'incisività è data anche da una parola chiave presente nel testo che non si può mancare di identificare con la parola "perdono" . Quindi la parabola è fondata anche proprio filologicamente sul perdono, giacché tale parola appare quattro volte: "Quante volte dovrò perdonargli al mio fratello"; poi appare "Non ti dico di perdonare  fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette"; poi "..il padrone gli condonò il debito"; e "Io ti ho condonato tutto quel debito" Nelle ultime due citazioni la parola italiana è un pò diversa, ma in greco invece il termine è il medesimo e del resto si può agevolmente notare come in  italiano le due diverse traduzioni abbiano comunque in comune la radice, che è quella di "dono".
"Perdono"è dunque la parola numericamente sostanziale di tutto il racconto, che ce ne dà così anche matematicamente il senso, ed è accompagnata da altre due parole che fanno da spalla, per così dire. Una  è usata per descrivere l'atteggiamento del re, dove dice:"il padrone ebbe compassione di quel servo", dunque si commosse e se ne impietosì; si tratta della stessa espressione utilizzata nella parabola del buon samaritano, che vedendo il ferito sulla strada "si commosse". Una parola analoga ricorre due volte quando il re dice al servo malvagio:"Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Il verbo greco è quello da cui deriva l'espressione liturgica "aver pietà","aver misericordia". Dunque parole chiave sono "perdono", "misericordia", "compassione", tutte appartenenti a un unico campo semantico. Questa è una pagina che esalta il perdono divino e il perdono umano e li mette in stretto collegamento. Sta forse qui il capolavoro di questo passo: non si tratta di una banale esortazione al perdono, una semplice parenesi, ma è un'esortazione che si radica nel mistero di Dio, nella Sua misericordia, nel mistero trinitario stesso che è tutto amore, grazia, misericordia e perdono.



..tratto dal libro "Cercate Gesù"di Carlo Maria Martini che insieme
a Giovanni Montini sono miei maestri in fede.



giovedì 5 febbraio 2015

E' VERA LA MIA VITA?



 A volte ho la sensazione che la mia vita non sia "reale". Eppure io vivo, eccome. Vivo intensamente, provo gioia e dolore, amore e risentimento, soddisfazione e depressione, cioè tutta la gamma dei sentimenti e delle sensazioni che rendono "viva" la vita. E allora? Forse mi sono creato un mondo che è diverso da quello reale? Come nel sogno vivo delle esperienze che sembrano vere, ma non lo sono, vedo gente, luoghi e cose che nella realtà non esistono, così anche nel mio stato di veglia, in genere mi comporto come se sognassi. Perché? Perché la mia mente, per ragioni sue personali, anzi- per sua natura- tende a interpretare e, di conseguenza, a giudicare. E da qui nascono i problemi. Se, ad esempio, vedo una splendida rosa, in genere cosa faccio? Penso: "Com'è bella, questa rosa. Però non è completamente sbocciata. Domani sarà perfetta. Il suo colore è rosa, con una sfumatura di giallo- o forse di arancione? La rosa che che vidi l'altro gorno, però era più bella. I petali erano più grandi. Che buon profumo. Però quante spine..." Questa è l'esperienza irreale che ho creato. L'esperienza  "reale" sarebbe: guardare la rosa e gioire della sua bellezza, del suo profumo, cercare di identificarsi con essa, con-partecipare il nostro essere creature di Dio. Senza pensare, senza analizzare, senza fare paragoni, perché così facendo l'essenza vera e più profonda dell'esperienza va completamente perduta. Purtroppo, però, questo è ciò che facciamo sempre. Siamo stati educati a farlo, questo è l'esempio che ci è stato fornito e non riusciamo a fare altrimenti. La mente, pur di pensare qualcosa, ci porta a volte a crearci veri "mostri" nella fantasia, assurde paure, dei serpenti velenosi che risultano, poi degli innocui pezzi di corda. Non so se, nonostante la buona volontà, riusciremo mai a liberarci da questo "abito" di pensare "sempre". E'diventato ormai una seconda natura ma, se lo vorremo veramente, potremo iniziare  almeno a guardare le cose con occhi  nuovi, a vedere gli altri come veramente sono e non come noi lo giudichiamo. 


...tratto da Il Pensiero Positivo di A.De Mello

domenica 1 febbraio 2015