non so perchè ma appena alzato ho avuto il desiderio irrefrenabile di andarmi a rileggere una delle pagine più belle del Profeta di Gibran...o forse lo so...
"Allora un uomo ricco disse: Parlaci del Dare.
E lui rispose:
Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
E’ quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze se non ciò che
custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo
previdente che sotterra l’osso nella
sabbia senza traccia, mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che cos’è la paura del bisogno se non bisogno
esso stesso?
Non è forse sete insaziabile il terrore della sete
quando il pozzo è colmo?
Vi sono quelli che danno poco del molto che
possiedono, e per avere un riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina
il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella munificenza, e
la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la
loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto e questo
rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia
e senza curarsi del merito.
Essi sono come il mirto che laggiù nella valle
effonde nell’aria la sua fragranza.
Attraverso le loro mani Dio parla, e attraverso i
loro occhi sorride alla terra.
E’ bene dare quando ci chiedono, ma meglio è
comprendere e dare quando niente ci viene chiesto
Per chi è generoso, cercare il povero è gioia più
grande che dare.
E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso, affinché la stagione dei doni
possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Spesso dite: Vorrei dare, ma solo ai meritevoli.
Le piante del vostro frutteto non si esprimono così
né le greggi del vostro pascolo
Esse danno per vivere, perché serbare è perire.
Chi è degno di ricevere i giorni e le notti, è
certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all’oceano della vita, può riempire la sua coppa al
vostro piccolo ruscello.
E quale merito sarà grande quanto la fiducia, il
coraggio, anzi la carità che sta nel ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini vi mostrino il
cuore e tolgano il velo al proprio orgoglio
così che possiate vedere il loro nudo valore e la loro imperturbabile
fierezza?
Siate prima voi stessi degni di essere colui che dà
e allo stesso tempo uno strumento del dare.
Poiché la verità è la vita che dà alla vita, mentre
voi che vi stimate donatori, non siete che testimoni.
E voi che ricevete-e tutti ricevete-non permettete
che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete
insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito è dubitare
della sua generosità che ha come madre la terra feconda, e Dio come padre."
p.s.nel mio intento c'era a volontà di 'evidenziare'le parole più 'sentite' ma...alla fine dalla prima all'ultima hanno avuto e mi hanno dato la stessa emozione.