ANDAR
PER MONTI
O nonna, o nonna! deh
com'era bella
Quand'ero bimbo! ditemela ancor,
Ditela a quest'uom savio la novella
Di lei che cerca il suo perduto amor!
Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:
Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare
Così
termina la sua stupenda poesia Giosuè Carducci, e devo dire che anche ad altri
è capitato di faticare immensamente pur di raggiungere un obiettivo, coltivare
una passione, un amore.
Per
me, una di queste mete è sempre stata la montagna, per tutta la vita le ho
dedicato molto del mio tempo, della mia passione, oso dire anche del mio amore.
Per essa ho anche rischiato di morire, per una caduta in alta quota su un
ghiacciaio, che mi ha procurato seri problemi alla spina dorsale, sistemata con
il miracoloso titanio. La montagna mi ha segnato come si suol dire, ma continuo
ad amarla e a rispettarla, sapendo che è una vera maestra di vita. Naturalmente
gli acciacchi di cui soffro e la mia non più tenerissima età, fanno si che
debba scegliere, invece di ardue scalate su rocce verticali o pareti
ghiacciate, degli ameni itinerari su sentieri che tuttavia offrono panorami indescrivibili
e una natura mozzafiato. E se questa passione, il tutto, è condiviso con degli
amici, meglio se qualche volta si sono legati in cordata sulle vette con te,
allora è poco dire che ogni volta si ripete la magia di sentirsi in un
paradiso.
Gli
scarponi che sono nella foto ormai consumati ed inservibili, mi hanno portato
sulle più belle ed alte cime delle Alpi,
come il Monte Bianco, il Gran Paradiso, il Bernina, il Disgrazia, l’Adamello,
il Cevedale, il Gran Zebrù, l’Ortles, il Brenta, le Lavaredo, la Marmolada.
Questi i colossi alpini, ma il mio amore per i monti è nato sulle nostre
Prealpi, i semplici Corni di Canzo, il Resegone, la Grigna e la Grignetta, la
Presolana, il Legnone ed una infinità di altre cime meno note, ma che sempre
riservano per i veri innamorati delle
stupende sorprese.
...IL LEGNONE visto dall'Oasi di Pian di Spagna ed una c adente baita sul sentiero di San Fedelino
......immagini di approccio alla montagna
rifugio Porro-Gerli e VALLE VENTINA
arrampicarsi in Val Masino
Capanna Cesare Ponti al Pizzo Disgrazia....
ci sono legami con Senago...
baitello in Val Ventina con una fioritura di settembre...
Posti magici..
Per rimanere in tema di magia
e di favola, vi racconto una storia, visto che sono anch’io ormai un nonno, che
si svolge in ambiente montano.
Nella stagione estiva
due giovani fratelli della Val Malenco, Giacomo e Giuseppe, portavano le loro
mandrie a pascolare sugli alti pascoli montani. Durante le loro periodiche
discese a valle per fare rifornimento di viveri e vettovaglie, i due avevano
conosciuto e si erano innamorati della figlia di un ricco notabile, bellissima
quanto capricciosa. Ogni volta che incontrava i due fratelli, la crudele
fanciulla si prendeva gioco di loro, li scherniva e li umiliava sottoponendoli
a impossibili prove d’amore, con la scusa che chi avesse vinto l’avrebbe avuta
in moglie. Avendo esaurito il repertorio di cimenti, un giorno la ragazza si
inventò che avrebbe sposato chi dei due fratelli avesse raggiunto la più alta
vetta della Val Sassersa. Pieni di speranza i due giovani caddero nell’ennesimo
tranello e partirono alla volta della cima ma da essa non fecero più ritorno,
sembrava che la montagna li avesse inghiottiti. Per quanto in ritardo anche nel
cuore della giovane donna si aprì una breccia e, presa da rimorso, decise di
partecipare alle ricerche. Raggiunse ameni pascoli, si inerpicò lungo il
desolato Vallone di Sassersa per giungere con fatica sui ripiani sassosi
dell’alto circo della valle dove ora si trova il primo dei tre laghetti di Sassersa.
Da quella posizione rivolse lo sguardo verso la punta che doveva essere scalata
dai due giovani, e per ore ed ore li chiamò invano.
Sentendosi sempre più colpevole del suo crudele
capriccio, cominciò a piangere copiosamente, ma non si diede per vinta.
Proseguì fra le vaste pietraie salendo ancora e poi, fermatasi,di nuovo invocò
il nome dei giovani, ma ancora una volta invano. Prostrata sulle pietre si abbandonò
ad un pianto disperato e poi, testardamente, riprese la salita. Dietro l’ultima
barriera le si aprì un desolato paesaggio di sconfinate pietraie. Allora capì
che ogni speranza era perduta e cadde sfinita dal dolore e dalla fatica
versando le sue ultime lacrime. Da quel giorno, nei luoghi dove la ragazza si
era fermata, aveva invocato e pianto, rimasero tre laghetti di diverso colore:
i laghetti di Sassersa. Il primo lago è nero come il lutto, il secondo, il più
grande a causa delle abbondanti lacrime piante, è verde, come verdi erano gli
occhi della giovane donna. Il terzo, più piccolo, è azzurro come il cielo nel
quale si sciolse il suo pentimento. La roccia di tutte le montagne della zona
assunse un color rosso intenso, forse a ricordo del sangue dei due fratelli
caduti. Davanti al Pizzo Cassandra – la montagna dove anche il giovane
senaghese Mario Chiesa ha perso la sua vita per amore di essa- dove si presume
che siano scomparsi i due fratelli, si trova una cima con due punte, che i
montanari di Val Malenco chiamarono i Giumelin, i Gemellini.
..i tre laghetti di Sassersa
|
Sul
versante sud di questa parte delle Alpi Retiche dove il Pizzo Bernina è
considerato il re, si trova il comprensorio di Val Masino dove regna il granito
che offre le pareti strapiombanti fra le più superbe al
mondo,
paradiso dei freeclimbers e dell’ultima generazione di alpinisti. Per il troppo
amore a queste pareti, un altro senaghese, Massimo Palazzolo ha perso la sua
giovane ma già impegnata vita.
il Pizzo Torrone ed Ago di Cleopatra...
1862
Agosto 2012
"
Come libero ed esultante si sente chi va
per monti quando si passa dalla calda e soffocante atmosfera del piano al vento
freddo e stimolante del monte, quando si lascia alle spalle la serena bellezza
dei laghi e si esalta nella grandiosità delle rocce selvagge e di sconvolgenti
ghiacciai."
Così si esprimeva Sir
E.S.Kennedy, presidente dell’Alpine Club, ricordando la sua prima ascensione al
Monte Disgrazia che lui, 150 anni fa, aveva battezzato col nome di “Picco
Glorioso” per la sua bellezza e resistenza ad essere conquistato. Due anni dopo
nasceva il CAI – Club Alpino Italiano – con Quintino Sella, e la passione delle
scalate innamorava anche gli italiani.
n.d.r.per una curiosa 'coincidenza'il post inizia con una foto di scarponi rotti proprio come Haiku che ho inserito nel mese di agosto....
Foto bellissime ,commenti e poesie ancora più belle, anzi, toccanti, proprie di chi ama veramente le montagna. Bravo
RispondiEliminaUn abbraccio Pierangela e Raffaele
Un post dove la natura e la passione
RispondiEliminatoccano il cuore...
Ho avuto la fortuna di ascoltare incantata i racconti appassionati di Attilio, racconti che nascono da un cuore aperto e generoso...un vero piacere sentirli.
Fiabe e immagini bellissime!
Un grazie e un saluto ad Attilio ed Edo.
Un abbraccio
Camilla/Fulgenzia